Dal vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
COMMENTO
L’identità di Gesù è una cosa sola con la sua Pasqua, ovvero con la reazione del mondo e del Padre alla sua presenza: del mondo che umilia ciò che non gli appartiene; Padre che esalta il figlio amato. Anche noi non possiamo conoscere noi stessi senza le nostre relazioni con il mondo e con Dio. Condividiamo con Cristo una identità pasquale, chiamata ad un passaggio che liberi, attirati dal Padre alla risurrezione.
PREGHIERA
Salmo 125(126)
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Preghiamo.
O Dio, che per liberare l’uomo
dalla schiavitù del peccato
hai mandato il tuo Figlio unigenito in questo mondo,
concedi a noi,
che attendiamo con fede
il dono della tua misericordia,
di giungere al premio della vera libertà.
Per Cristo nostro Signore. Amen.