Prima Lettura At 9, 26-31 Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 21 R. A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.
Seconda Lettura 1 Gv 3, 18-24 Questo è il suo comandamento: che crediamo e ci amiamo
Vangelo Gv 15, 1-8 Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
Come ogni essere vivente sentiamo il desiderio di “portare frutto”, di lasciare un segno significativo di vita e di bene grazie al nostro passaggio. Il nostro frutto è garantito non dalla nostra strategia o dalla nostra bravura, ma dalla nostra comunione con Gesù Cristo, perché il nostro frutto sia il suo. Noi siamo membra del suo corpo, siamo tralci della sua vite, siamo rami della sua pianta. Non siamo però soltanto strumenti del suo potere, perché ognuno porta frutto nella misura in cui è coinvolto con il Signore e quindi mette se stesso a servizio della sua opera. Il suo Spirito in noi sollecita il nostro spirito a generare il suo regno nel mondo.
Senza di lui, il nostro impegno rimarrà sterile e le nostre fatiche improduttive. E questa frustrazione che ci fa vedere inutile il nostro impegno può essere risanata solo se perseveriamo nella comunione con Cristo.
Noi rimarremo in lui e saremo fruttuosi se le sue parole rimangono in noi, se noi decidiamo di muoverci dietro a lui nel discepolato, in una amorevole custodia e obbedienza dei suoi comandamenti. Allora il suo frutto diventa il nostro.
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