Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
COMMENTO
Per oltre quindici volte Marco dice che Gesù insegnava, ma raramente dice ciò che insegnava. Non è solo questione di insegnare verità nuove per dire qualcosa. Il contenuto che Gesù dava non appariva solamente nelle parole, ma anche nei gesti e nel suo modo di rapportarsi con le persone. Gesù era una persona accogliente, voleva il bene della gente. La bontà e l’amore che emergevano dalle sue parole facevano parte del contenuto. Erano il suo temperamento. Un contenuto buono, senza bontà, è come latte caduto a terra. Questo nuovo modo che Gesù aveva di insegnare si manifestava in mille modi. Gesù accetta come discepoli non solo uomini, ma anche donne. Insegna non solo nella sinagoga, ma anche in qualsiasi luogo dove c’era gente ad ascoltarlo: in casa, su una riva, sulla montagna, sulla pianura, su una barca, nel deserto. Non crea rapporto da alunno-professore, ma da discepolo a maestro. Noi non siamo alunni di Gesù, siamo discepoli e discepole! L’insegnamento di Gesù era una comunicazione che scaturiva dall’abbondanza del cuore nelle forme più variegate. Era sempre una testimonianza di ciò che lui stesso viveva, un’espressione del suo amore!
PREGHIERA
Dal Salmo 91 (90)
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
Basterà che tu apra gli occhi
e vedrai la ricompensa dei malvagi!
«Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!».
Tu hai fatto dell’Altissimo la tua dimora:
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Preghiamo
O Dio donaci la sapienza del tuo Spirito,
perché da veri discepoli
portiamo la nostra croce ogni giorno
dietro il Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.