La vita delle creature è una vita segnata dal limite. Noi siamo confinati dentro uno spazio, consegnati al nostro tempo, conclusi dai limiti della nostra finitudine. Su tutti la morte dice che la nostra identità ha termine. Eppure noi stiamo stretti dentro la consapevolezza del nostro limite, con uno spirito e un pensiero che sconfinano continuamente e si protendono verso un orizzonte infinito.
La vittoria di Cristo sulla morte è la nostra speranza, perché mostra che la creatura, unita al suo creatore, è capace di superare il confine che la delimita. L’umanità assunta dal Figlio di Dio, umanità identica alla nostra, ora vive per sempre nella gloria divina.
C’è speranza anche per la nostra carne debole, c’è una trasfigurazione della nostra vita e della nostra morte nella fede in Cristo Gesù: la morte è trasfigurata in un sonno; la vita umana in vita divina.
Oggi, nel giorno della risurrezione di Cristo, noi celebriamo anche l’esito insperato della nostra vita, che anche concludendosi sulla terra, attende la risurrezione e non la rovina.
Prima Lettura Sap 1,13-15; 2,23-24. Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 29. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Seconda Lettura 2 Cor 8,7.9.13-15. La vostra abbondanza supplisca all’indigenza dei fratelli poveri.
Vangelo Mc 5, 21-43. Fanciulla, io ti dico: Àlzati!
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