Il Signore si presenta a noi come un buon pastore, che a differenza di ogni altro pastore non pascola il gregge per nutrirsi di lui. Invece che mangiare le pecore, berne il latte, indossarne la lana, egli dà la vita per le pecore e le accompagna perché loro possano nutrirsi e vivere. A differenza di ogni altra idolatria, Dio si presenta a servizio della nostra vita e della nostra felicità. Questo è il passaggio difficile per la nostra fede: noi siamo disponibili a sacrifici notevoli per aver il bene e la felicità che sospiriamo, mentre facciamo fatica a fidarci di Cristo, che non pretende e ci ama fino al sacrificio di sé.
Questo è il nostro Signore: se ci fidiamo di lui e lo seguiamo, “troveremo pascolo” e pienezza di vita, perché la riceveremo direttamente da colui che vive in eterno. Il nutrimento che ci offre infatti è lo stesso che per lui è stato forza di risurrezione e liberazione dalla morte. Nello stesso legame che ci fa guidati da lui troviamo l’alimento dell’eternità, perché egli è vincitore della morte per il suo legame con il Padre.
La nostra mentalità insofferente e ribelle fatica a cogliere la potenza che è il legame con Cristo, persuasi di essere più vivi quanto più svincolati da tutto e da tutti. Ma solo l’amore è eterno, ed esso si esprime nel vincolo, non nella distanza.
Prima Lettura At 4,8-12. In nessun altro c’è salvezza.
Salmo Responsoriale Sal 117 (118) R. La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra d’angolo.
Seconda Lettura 1Gv 3,1-2. Vedremo Dio così come egli è.
Vangelo Gv 10,11-18. Il buon pastore dà la vita per le pecore.
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