Il talento, nella nostra cultura, è diventato sinonimo di abilità, capacità personale, innata, naturale, che una persona scopre di avere. L’origine di questa parola è nel Vangelo di questa domenica e nella consegna dei talenti a tutti servi, da parte di un padrone che è capace di valutare le capacità di ciascuno.
Ma nella parabola, il talento non è un regalo e non è proprietà dell’uomo. È invece la consegna di qualcosa che è e rimane per sempre proprietà del suo Padrone. Il talento è responsabilità, affidata a tutti, ciascuno secondo le sue possibilità, da eseguire secondo la volontà del suo padrone.
Il nostro tempo è quello della fiducia di Dio verso di noi, a cui ha affidato doni grandissimi, perché li facciamo fruttare. L’attesa del suo ritorno è una attesa operosa, non per paura ma per amore, in corrispondenza alla fiducia che egli ha riposto negli uomini, ai quali ha affidato la terra intera.
Lui ha avuto fiducia in noi. Noi abbiamo fiducia in lui, che il suo dono è efficace, che tornerà, che parteciperemo della sua gioia.
Prima Lettura Pr 31,10-13.19-20.30-31 La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 127 Beato chi teme il Signore.
Seconda Lettura 1 Ts 5,1-6 Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.
Vangelo Mt 25,14-30 (Forma breve Mt 25,14-15.19-21) Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
- Foglio letture (XXXIII anno A)
- Preghiera dei fedeli (Domenica XXXIII anno A)
- Giorno del Signore in famiglia XXXIII
Vangelo per i bimbi- Liturgia delle ore XXXIII domenica dell’anno A (I del salterio)
- Commento alle letture del giorno
- VII Giornata dei poveri “Non togliere lo sguardo dal povero”