Quanto è apprezzabile un giardino curato, coltivato, con piante scelte e accompagnate nella loro crescita. Quanto è inospitale un giardino incolto, dove le erbacce nascondono animali e pericoli, dove non è possibile addentrarsi e la specie dominante si prende lo spazio anche degli altri e l’uomo è escluso.
Il Signore paragona se stesso ad un agricoltore e noi ad un campo. Egli ci coltiva, perché offriamo il meglio di noi stessi. Semina la sua Parola perché in essa noi troviamo la capacità di far fiorire le virtù più belle, per diventare giardino magnifico per bellezza e accoglienza. La nostra risposta potrà essere la più diversa, a seconda della fede con cui decidiamo di corrispondere all’opera dell’agricoltore celeste, ma da parte sua egli non abbandona l’opera. Lo vediamo nella parabola del seminatore così determinato da cercare di cavare un giardino anche dall’umanità più ostile e indurita, da seminare anche sulla strada. Egli è fedele e non mancherà di trasformare la nostra vita. Ma a noi la responsabilità di non far cadere a vuoto la sua azione, sciupando la Parola che è seminata in noi.
Prima Lettura Is 55,10-11. La pioggia fa germogliare la terra.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 84. R. Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Seconda Lettura Rm 8,18-23. L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
Vangelo Mt 13,1-23. Il seminatore uscì a seminare.
- Foglio letture (Domenica XV anno A)
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- Giorno del Signore in famiglia XV domenica (anno A)
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