Vivere il Giorno del Signore

DOMENICA XXIII ANNO C

Strumenti per la santificazione del giorno festivo in famiglia e in parrocchia

La nostra frequenza del Vangelo ci rende a volte così assuefatti alle parole di Gesù da non coglierne più la portata provocatoria, rivoluzionaria. Siamo talmente abituati a credere che il Signore ci dia ragione da non ascoltarlo più, dandogli ragione come si fa come quando si accondiscende ad una persona un po’ squilibrata, ma che non si prende poi troppo sul serio. Gesù è un po’ “squilibrato”, se vogliamo così sottolineare la sua distanza dalle logiche di questo mondo, soprattutto da quelle più radicate in noi. Egli si propone ai suoi discepoli, che lo seguono con leggerezza, non come un passatempo tra gli altri, come un affetto tra gli altri, ma come una presenza totalizzante, nel cuore, nella mente, nell’intelligenza e nelle forze (Mc 12,30). Egli non scherza quando dice di preferirlo ai familiari, e non possiamo trattarlo con accondiscendenza, come fosse uno che non sa quello che dice. Gesù stesso ha fatto dell’obbedienza al Padre celeste un principio al quale ha sottoposto anche l’obbedienza ai genitori terreni (Lc 2,49; Mc 3,31-35) e sa bene quello che chiede. Perché noi siamo così diffidenti a queste parole evangeliche, tanto da armare difese e liquidare il Vangelo? Perché crediamo di rimetterci a seguire il Signore. È l’atteggiamento di Adamo che ci portiamo dietro da allora, e non ci permette di capire che se amiamo e preferiamo Gesù a tutto e a tutti, non sono non perdiamo niente e nessuno, ma amiamo meglio ognuno e godiamo meglio di ogni cosa.

Prima Lettura Sap 9,13-18 Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Salmo Responsoriale Dal Salmo 89 (90) R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Seconda Lettura Fm 9b-10.12-17 Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Vangelo Lc 14,25-33 Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


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